Newsletter progetto interconnessione OMI 2020 Presentazione di 2 innovativi progetti di recupero di zone (semi) aperte nell’oviga centovallina. Nelle alpi ed in particolare in Ticino la superfice boschiva aumenta naturalmente sempre più a scapito delle zone aperte. Ciò dal punto di vista dell’agricoltura, della biodiversità e del paesaggio è un fenomeno preoccupante, perché se ci vogliono decenni per creare dal bosco una cotica foraggera interessante (e biodiversa), in pochissimi anni la si perde. Ecco, quindi, che progetti in controtendenza sono molto utili e assolutamente da incentivare. In questo articolo ne verranno in particolare presentati due, sperando che possano funger da spunto ad altri interessati. Nell’immagine sottostante è raffigurato il contesto geografico di questi progetti.
Un progetto di recupero di una selva pascolata e di prati (in futuro da sfalcio) in zona “Cort di Picc” (chiamata “A Cà da l’Om” sulla Carta Nazionale) era stato avviato già nel 2005 da altri contadini, ma, non essendo la zona più gestita da almeno un decennio, le betulle avevano preso il sopravvento. Con il ricambio generazionale e molta volontà, il giovane Luca Meyer ha quindi rilanciato il progetto avvalendosi di varie collaborazioni, in primis con la Sezione dell’Agricoltura (Ufficio cantonale dei miglioramenti strutturali e della pianificazione) che ha contribuito sia finanziariamente (v. tabella finale) sia a livello legislativo (risolvendo i problemi legati ai permessi, grattacapi fondiari ecc.). L’Ufficio forestale del comprensorio, oltre a contribuire in parte anche lui pecuniariamente, ha concesso il permesso di pascolo in selva post interventi e ha consigliato la varietà di castagno più adatta da piantare dopo il recupero del pascolo (la “Buche de Betizac”, varietà ibrida). Iniziando con la creazione di una pista d’accesso (con tanto di rampa in sasso) Luca ha poi proceduto tramite una ditta specializzata a trinciare le betulle (addirittura fin sotto il livello del terreno!) con una speciale fresa. Nei pascoli la betulla, avendo una fibra difficile da triturare, dopo l’intervento è stata ranghinata raccolta, ammucchiata ed infine bruciata (in accordo con i pompieri). Nei prati invece è stata allontanata nel bosco. In selva, dove la felce aquilina era molto più presente rispetto ai prati, si è proceduto al taglio tramite falciatrice e la biomassa è stata asportata. In seguito agli interventi è stata realizzata una massiccia recinzione di tutto il perimetro d’intervento. L’importanza capitale del recinto, vista la massiccia presenza in zona dei cinghiali, ha portato alla scelta di materiali durevoli e costosi. Grazie anche alla partecipazione dell’Ufficio Caccia e Pesca alla spesa del materiale, il recinto elettrificato è stato rapidamente realizzato . Aneddoto: avendo nevicato all’inizio dei lavori di posa, gli operai si sono avvalsi della slitta militare per il trasporto a valle del materiale per il manufatto. In aggiunta alle piante adulte già presenti in loco (innestate a suo tempo ed ora leggermente potate) soni stati messi a dimora e protetti 15 castagni; la scelta di riutilizzare le protezioni del progetto precedente già presenti sul posto, composte da 3 pali per pianta, è risultata essere troppo semplice: le golose capre, infatti, sono riuscite in alcuni casi a scortecciare gli alberi forzando la ramina! A causa di ritardi di spedizione i prati non sono stati seminati, ma ad un anno dall’intervento sembrerebbe non esser più necessaria la semina sulla maggior parte della superficie. Continuando a tagliare le felci della selva, apportando una minima quantità di letame maturo e pascolando con 25 capre e 58 pecore tutto il perimetro d’intervento si può dire che il lavoro è perfettamente riuscito. Ciliegina sulla torta, a breve le superfici potranno esser inserite nel progetto d’interconnessione ecologica della regione Onsernone Melezza e Isole (per maggiori informazioni riguardo al progetto d’interconnessione, si veda in fondo all’articolo). Le specie particolari che trarranno particolarmente beneficio dagli interventi sono la Nottola di Leisler, un pipistrello che caccia volentieri nelle selve con una buona copertura erbacea al suolo e l’heteropterus morpheus, farfalla presente solo in Ticino e Mesolcina e in costante diminuzione, inserita come specie bersaglio nel progetto d’interconnessione.